La recensione di Luca Giannelli dell'ultimo film della saga di Indiana Jones
Lo si chiami Antikythera o quadrante di Archimede, è lo stesso. E’ un congegno inventato illo tempore dal celebre matematico di Siracusa ai tempi dell’assedio romano con lo scopo di muoversi nel tempo. Ne era sicuro prima di morire sicuro il professore oxoniano amico di Indiana Jones, ne è sicura sua figlia Helena, di cui il celebre archeologo-avventuriero di celluloide è il padrino, ne è sicuro una vecchia conoscenza come lo studioso nazista simil Von Braun Jurgen Voller.
Dove non trasporta, il film, è nell’immaginazione, e la cosa paradossalmente non dipende né dall’ottantenne Harrison Ford né tantomeno dal fatto che al prezioso quadrante di Archimede, ritrovato dai nazisti manchi l’altra metà.
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