La Cina usa la strategia dell’anaconda per accerchiare di Taiwan Pechino ha bisogno di almeno dieci anni per potenziare la flotta per aggredire l’isola e sostenere un blocco totale e prolungato | LorenzoLamperti
Due mesi e due giorni. 29 novembre 1948 e 31 gennaio 1949. L’Esercito popolare di liberazione circonda Pechino, dopo aver preso Tianjin. All’interno le forze del Kuomintang. Un lento accerchiamento, fatto di poco sangue e paziente attesa. Passano le settimane. E alla fine i comandanti nazionalisti escono dalle mura di quella che sarebbe diventata la capitale della nuova Repubblica Popolare Cinese. Si arrendono e la città viene liberata in modo pacifico.
Ecco, normalizzazione. Questo è il fenomeno che maggiormente preoccupa Taipei, ancor più delle grandi manovre che rispondono anche a esigenze di politica interna ed esterna. La manovra di avvicinamento all’isola principale di Taiwan è cominciata già da qualche anno e prosegue in maniera progressiva ma costante, secondo quella che l’ammiraglio della marina taiwanese in pensione Chen Yeong-kang definisce «strategia dell’anaconda».
Eppure, Pechino ha compiuto altri passi significativi a livello qualitativo. In particolare, ha utilizzato la portaerei Shandong, che per la prima volta ha operato nel Pacifico orientale oltrepassando lo stretto di Bashi che separa il sud di Taiwan dal nord dell’arcipelago delle Filippine. Da lì è stata usata come trampolino di lancio per oltre un centinaio di voli di jet di varia tipologia dal largo della costa orientale di Taiwan.
Nonostante questo, il candidato appena ufficializzato del DPP alle prossime presidenziali è ritenuto ben più radicale di Tsai. Si tratta dell’attuale vicepresidente Lai Ching-te. Se Tsai ritiene che Taiwan non abbia bisogno di una dichiarazione d’indipendenza perché giàindipendente come Repubblica di Cina , Lai si è in passato espresso a favore dell’indipendenza formale come Repubblica di Taiwan.
Le Balikatan sono le più vaste di sempre tra i due paesi, con la partecipazione fino al 28 aprile di 17.600 persone di cui circa 12 mila militari americani. Prevista anche un’esercitazione per far esplodere una finta nave da guerra nel mar Cinese meridionale: una mossa che potrebbe suscitare l’ira della Cina. A febbraio, Washington ha concluso un nuovo accordo di difesa con Manila che prevede l’installazione di quattro nuove basi navali su isole filippine vicine ad acque contese.
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